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Sciamanesimo nordico
(troppo vecchio per rispondere)
artamano
2004-07-26 21:44:24 UTC
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Secondo alcuni ritrovamenti archeologici, si fa risalire la nascita dello
Sciamanesimo a circa 30.000 anni fa.

Esso è probabilmente la Pratica spirituale più antica attraverso la quale l’
uomo ha stabilito un contatto con il divino e portato il Sacro nella
quotidianità.

Non è possibile assimilare lo Sciamanesimo come una religione, in quanto
quest’ultima, almeno nella sua accezione odierna, è un complesso di
credenze, norme morali, atti di culto e dogmi, attraverso i quali gli uomini
manifestano il loro sentimento spirituale di dipendenza nei confronti di una
o più divinità.





Lo Sciamanesimo, proprio per la tipologia delle sue Pratiche estatiche, si
può più correttamente definire come una pratica spirituale, eventualmente
magico-religiosa, che permette di entrare in contatto con le potenze
soprannaturali e divine relative alla propria cultura e fede, celebrando
riti che sono a carattere magico e non religioso.

Esso prevede la capacità di intervento e di interrelazione tra l’individuo e
la divinità, tra l’uomo e gli Spiriti preposti. Mentre una religione è
dunque “passiva”, adatta in genere alla massa, lo Sciamanesimo è una Pratica
“attiva” che permette all’individuo di sperimentare direttamente, attraverso
tecniche estatiche, pratiche rivolte alla Natura, Divinazione, ecc.. , il
mondo del Sacro e del Divino.

In un interessante libro intitolato “La Via dello Sciamanesimo Boreale” di
Davide Melzi, l’autore, pur sostenendo l’impossibilità di paragonare tale
Pratica ad una religione, suggerisce e rafforza tale differenza definendo lo
Sciamanesimo non tanto una “religione del Credere” quanto una “religione del
Conoscere”.

Privo altresì di una casta sacerdotale, non si accede a tale Pratica per
desiderio personale o per trasmissione ereditaria, ma solo a seguito di una
Chiamata che arriva dall’Alto, dalla dimensione Divina che si manifesta
attraverso Visioni particolari o esperienze estatiche improvvise, a volte
tramite malattie o febbri altissime. Tali esperienze sono il segno tangibile
che l’individuo è pronto per iniziare il Percorso che lo porterà, attraverso
un addestramento particolare, dato da uno Sciamano anziano e mediante l’
Iniziazione ricevuta successivamente dagli Spiriti Alleati, ad una totale
reintegrazione con la dimensione divina in maniera cosciente e personalmente
vissuta. È solo in questo momento che l’individuo diventa l’Uomo Sacro per
eccellenza.

Il termine "Sciamano" deriva dal tunguso “Saman” ed indica un operatore
magico-sacrale, padrone di tecniche estatiche che gli permettono di
Viaggiare attraverso i mondi sottili per incontrare Spiriti e Dèi che
compartecipano all'esistenza della propria terra e dell’esistenza stessa.

Egli è anche un medium attivo, cioè in grado di fare da ponte tra le realtà
fondamentali del cielo, della terra e delle regioni infere e, soprattutto,
di interagire in esse e con gli Spiriti Alleati.

Grazie alla sua preparazione tecnico-spirituale e grazie alle Guide
Spirituali, egli/ella è in grado di intervenire direttamente e
coscientemente sulla malattia, sia essa dell’individuo che della
collettività tutta.

Ma il suo intervento non si limita a questo già di per sé importante
compito: egli è infatti un vero baluardo antidemoniaco, in grado di
combattere efficacemente non solo le malattie, ma anche spiriti malvagi e i
maghi neri. Non è raro infatti trovare nel suo equipaggiamento magico armi
di vario tipo (arco, frecce, spade, pugnali…..), attraverso le quali
combatte simbolicamente gli elementi nocivi e permette alla propria comunità
una difesa magico-psichica di grande potenza.

Come intermediario tra i tre Piani di esistenza inoltre, lo Sciamano è anche
psicopompo, in grado cioè di accompagnare l’anima del defunto verso la sua
nuova sede, dopo la morte del corpo fisico.


Pur non esistendo documenti storici (come del resto per molte altre
Tradizioni) che possano indurci a parlare specificatamente di Sciamanesimo
Nordico, sappiamo con certezza che tutta la Tradizione del Nord Europa è car
atterizzata da questa Pratica magico-spirituale. Questa certezza viene non
solo da quello che l’archeologia ci ha tramandato, ma anche, e forse per
certi versi ancora più importante, da un’attenta lettura del Mito nordico,
nel quale si possono trovare Carmi e Saghe che indicano inconfutabilmente la
presenza costante dell’elemento sciamanico, soprattutto mediante la
conoscenza e l’uso delle Rune.

- Nella Voluspà, per esempio, la Veggente interrogata, parlando
dell’inizio del mondo e della sua fine, sottolinea il sacrificio di Odino
alla fonte di Mimir per ottenere la Conoscenza.

- Sempre nello stesso testo, citando le tre Norne, le tre
Tessitrici, si parla dell’incisione di Rune da parte loro su assi di legno.

- Si riferisce inoltre dell’Yggdrasill, il Grande Frassino che
sorregge l’universo intero. Esso è parte fondamentale della Tradizione nella
Vecchia Fede, così come l’ Albero universale è parte delle Tradizioni
sciamaniche di tutto il mondo.

- Nella Canzone dell’Eccelso Odino accenna al suo sacrificio sul
Frassino per raccogliere le Rune e della cautela che l’uomo saggio utilizza
nell’impiegarle. Il sacrificio di Odino ha un’evidente connotazione di
percorso sciamanico.

- In altri Carmi si parla di trasformazioni di Wotan (Odino) in
animali per conquistare l’idromele, o per compiere viaggi in giro per il
mondo, ma anche della sua capacità di viaggiare in luoghi lontani,
“lasciando che il corpo giaccia addormentato nella sua tenda”. La
prerogativa inoltre di trasformarsi in animali e uccelli (corvi e aquile)
per aiutare gli eroi, non è solo di Odino ma anche di altre divinità.

- Nel Carme di Sigrdrifa poi, l’uso delle Rune viene indicato per
effettuare Guarigioni e incantesimi.

- Si dà molta importanza inoltre ad elementi come la divinazione e
la stregoneria (Fjolkyngi), arte quest’ultima che significa "molta
conoscenza" e che nulla ha a che vedere con lo stereotipo che si conosce
oggigiorno di essa, alimentato da una visione religiosa medioevale
sicuramente esasperata e coercitiva, della quale ancora oggi se ne sente il
retaggio.

E’ proprio la somma di tutti questi elementi insomma, che ricorrono
costantemente nelle più celebri raccolte in prosa, a confermare come la
Tradizione Nordica abbia delle indiscutibili basi sciamaniche.



Al di là dei metodi di cura e di intervento, dei sistemi soggettivi o
tribali utilizzati, gli Sciamani, pur avendo origini ed estrazioni
differenti tra loro sono accomunati da taluni aspetti come:

1. Il percorso di "morte iniziatica" che lo Sciamano è chiamato a fare.
Un Viaggio che lo porta ad un profondo mutamento della propria struttura
energetica, indispensabile al fine della nuova vita che è alle porte.

2. La comprensione dell’origine e delle motivazioni della malattia,
individuale o collettiva che sia.

3. Vivere il profondo contatto con l’ordine cosmico delle cose e la
ricerca dell’armonia delle energie che in esso, e per assonanza nell’essere
umano, fluttuano, reintegrando questo ordine laddove sia andato perduto.

4. Utilizzo di Animali di Potere (Alleati) grazie ai quali acquisisce
la possibilità di trasferire dentro di sé le peculiarità dell’animale e il
loro potere di Guarigione, oltre che utilizzarle come Guide per Viaggiare,
Conoscere ed interagire nei Mondi sottili.

5. Utilizzo di oggetti che aiutano a collegarsi con i propri Animali di
Potere, come abiti, maschere attinenti all’Alleato, o parti dell’animale
stesso, come unghie, penne, ossa, ecc…

6. Importanza di “mezzi di trasporto” quali la scala, la barca o il
cavallo come veicoli per accedere ai vari Piani di esistenza.

7. Il Grande Albero come componente fondamentale che regge l’universo e
che viene percorso durante i suoi Viaggi. L’elemento vegetale, del resto, ha
un potere di collegamento tra sfere di esistenza diverse.

8. Il tamburo che richiama gli Spiriti e che pulsa con il ritmo del
cuore della Madre Terra. Esso aiuta altresì ad indurre la trance, condizione
quanto mai necessaria per stabilire un contatto profondo con l’Oltremondo.

9. Il rispetto e la considerazione di cui egli/ella gode presso la
tribù


In molte culture sciamaniche si parla dell’uso di sostanze stupefacenti che
inducono rapidamente stati di coscienza alterati. Per l’Uomo di Conoscenza
esiste una differenza sostanziale tra il "Vedere" e il "fuggire" dalla
realtà. Egli non può certo essere paragonato a colui il quale utilizza tali
sostanze per "evadere" da un mondo mal accettato. Lo Sciamano non evade, non
ha difficoltà ad accettare il mondo, anzi, la sua funzione è tale in quanto
si prende cura di esso, mantenendo all’interno della sua tribù un equilibrio
vitale ed armonico tra lo stato della materia e quello dello spirito.

E’ necessario comprendere che l’utilizzo di tali sostanze (pur non essendo
assolutamente necessario!) può essere previsto per popolazioni che hanno una
struttura fisica e mentale di un certo tipo. Queste sostanze mal si sposano
oggi con una società attuale che non è più integrata nella Natura e che
quindi inevitabilmente pecca nell’utilizzare ritualmente i suoi prodotti.


Un interessante e particolare aspetto che caratterizza lo Sciamanesimo del
nord Europa, è che esso veniva utilizzato non solo per scopi di Guarigione,
ma anche a fini puramente bellici. Significativo è il ritrovamento
archeologico della piastra in bronzo rinvenuta a Torslunda in Svezia, dove
si riconosce un Guerriero Ulfedhinn con le proprie armi di appartenenza
(lancia e spada corta).

Nelle Saghe norrene si fa riferimento a dei particolari guerrieri che,
addestrati con tecniche sciamaniche, formavano gruppi di combattenti
particolarmente potenti e temuti dagli avversari.

Questi combattenti si distinguevano in tre caste:

1. Berserker (Uomini-Orso)

2. Ulfedhnar (Uomini-Lupo)

3. Svinfylking (Uomini-Cinghiale)

Votati a Odino/Wotan, questi Guerrieri Sacri, erano in grado di canalizzare
quella potente energia conosciuta come Ond e, tramite particolari rituali,
ad entrare nella condizione di Wodhiz (furore guerresco ispirato). Questa
frenesia permetteva loro di recarsi in battaglia seminudi, indossando solo
la pelle del loro animale totemico. Prima del combattimento venivano presi
da questa estasi mistica, ringhiando, ululando e ruggendo e nella mischia
dimostravano una forza disumana, non avvertendo il dolore delle ferite e
combattendo come “belve inferocite”.

Si è ipotizzato che i guerrieri totemici scandinavi e germanici, per
ottenere questi effetti, assumessero prima della battaglia birra e amanita
muscaria, un potente fungo allucinogeno, oltre che un notevole stimolatore
dell’attività psico-fisica.

Una particolare attenzione meriterebbe in questo senso il concetto della
bevanda sacra che mette in contatto l'uomo con le divinità, cosa questa che
non è assolutamente estranea alle prime culture indeuropee (cfr. la figura
del dio-bevanda "Soma" ne "Le Sorti del Guerriero" di Dumezìl).

Di fatto i Berserker e gli Ulfhednar erano Guerrieri Sacri ad Odino/Wotan, e
secondo il mito era proprio lui ad indurre l'estatico stato di Furia, fino a
provocare delle vere e proprie trasformazioni sul piano fisico.

Per comprendere maggiormente l’aspetto del Wodhiz è necessario innanzitutto
analizzare la sfera semantica della radice indoeuropea di Wotan che è wat e
che sta ad indicare la “furia divina” (di cui anche l’antico irlandese faith
cioè veggente, profeta). Wat è la dimensione sovrumana alla quale si apre
appunto il Guerriero Sacro e attraverso la quale egli raggiunge lo stato di
estasi guerriera chiamato appunto Wodhiz. Esso è dunque il trascendere della
dimensione umana ed entrare in quella divina, incanalando l’energia
sovrumana usata poi in battaglia. Si è a conoscenza che per canalizzare
questo stato, si effettuasse un rito chiamato Hamrammr, “mutamento di forma”
e che per ottenere ciò si usassero principalmente tre sistemi: l’uso di
droghe, la bevuta rituale e la danza rituale.

1- Il primo sistema riguardava sostanzialmente quanto descritto sopra
circa la mescolanza dell’amanita muscaria tagliata a fette e integrata con
altre erbe, mescolata con birra, “ricetta” della quale però attualmente non
si più nulla, almeno stando alle nostre informazioni. L’uso del fungo
allucinogeno sembra fosse proprio dei Berserker.

2- attraverso il Bragafull, la bevuta rituale tracannando una birra
molto forte, ma non è chiaro se con l’aggiunta di pezzi del fungo
allucinogeno.

3- la Danza di Guerra dei Guerrieri intorno al Fuoco (più adatta agli
Ulfedhnar) sempre con l’uso ritualizzato di più corni di birra (privi con
molta probabilità dell’amanita muscaria).

Inoltre la figura del guerriero sciamanico nordico si fonda principalmente
sul "Contratto col Dio", ottenendo da esso protezione. Si sa infatti che
Odino/Wotan, fecondo di vittoria (Sigrsaell) benedice i suoi imponendo loro
le mani sul capo (gaf heim bjanak) in un gesto ieratico, veicolo di sicura
protezione.

Era questa somma di cose che permetteva al Guerriero di incanalare la
potente energia del Wodhiz, energia che lo portava a contatto con il
Berserkrgangr, chiamato anche la “furia del Berserkr”, termine questo usato
anche per gli Ulfedhnar.

E’ da notare che dalle Saghe si è creata spesso una confusione tra i
Berserker e gli Ulfedhnar e questo probabilmente dovuto anche al fatto che
in alcuni dei loro nomi vi erano elementi sia del lupo che dell’orso. Si ha
notizia di nomi come Bjornulfr o Bjarnhedinn e così via. Questo può
sicuramente essere stato un elemento che ha permesso di creare un po’ di
confusione nell’attribuzione di aspetti relativi alle due confraternite
guerriere (Mannerbunde in lingua Sassone).

Al contrario di quello che si dice comunemente sui Guerrieri Sacri, l’
Uomo-Orso combatteva da solo mentre l’Uomo-Lupo combatteva in gruppo.

E’ più facile supporre che al Berserkr (singolare di Berserker) occorresse
la spinta dell’allucinogeno, mentre l’Ulfedhinn (singolare di Ulfedhnar)
ricorresse alla “forza del branco” e alle Danze di Guerra, insieme
naturalmente all’assunzione di bevande che aiutassero ad indurre lo stato di
estasi guerriera.

I Guerrieri Sacri erano tali non solo perché erano votati a Odino, ma perché
erano a tutti gli effetti degli Sciamani (proprio come il Grande Padre) e
ricevevano tutto l’addestramento sciamanico necessario, con la differenza
che venivano addestrati solo per la guerra. In genere chi aderiva a queste
confraternite era un individuo che riceveva una Chiamata o che aveva un
Sentito profondo che andava al di là della ragione umana e che lo spingeva
ad aderire, spesso giovanissimo, a questi tanto particolari quanto speciali
gruppi di guerrieri.

Sopra tutti si noti la capacità di questi individui, riportata in talune
Saghe, di combattere contro le schiere nemiche lasciando il loro corpo
addormentato nella tenda……(altro elemento sciamanico).

I Berserker furono per lunghissimo tempo le guardie del corpo del re di
Norvegia. Essi traevano la forza dall’orso, loro animale totemico (la parola
scandinava Bar/Ber sta ad indicare l’orso e la sua forza).

La parola scandinava ulf (wulf in lingua tedesca e wolf in lingua inglese)
significa lupo e allo stesso modo dei loro “cugini” Orsi, traevano e
utilizzavano la forza dal loro Animale Totemico: il lupo.

Il giaco di pelle degli Uomini-Lupo era chiamato Vargstakkar.

Anche in ambito celtico si ritrovano elementi molto simili ai Guerrieri
Sacri nordici: Radnor, principe gallese, muove guerra ai suoi nemici in
forma di lupo; il libro scritto all’incirca nel 13° secolo "Le meraviglie
dell’Irlanda" sostiene che "esistono alcuni uomini che hanno il potere
meraviglioso di assumere a loro piacere la forma di un lupo" e anche nella
letteratura arturiana (peraltro molto influenzata dalla religione emergente
del cristianesimo) si fa riferimento ad un cavaliere di nome Ulfius
(evidente la radice scandinava del suo nome), assistente di Uther Pendragon,
che viene consegnato alla storia contemporanea come appartenente al Clan del
Lupo. Un fatto che forse può indicare un possibile influenzamento delle
genti scandinave su quelle celte anche in fatto di Sciamanesimo, benché non
esistano prove concrete di uno Sciamanesimo Celtico, almeno rispetto ai
parametri standard attraverso i quali si identifica un percorso sciamanico.

E ancora le gesta del leggendario eroe irlandese Cuchulainn, al quale
spuntavano più occhi durante la battaglia e che arriva persino ad uccidere
suo figlio perché non lo riconosce, in quanto pervaso dal furore guerriero.
Nel Tain Bo Cualnge si legge: “per acquietare la sua collera gli accostavano
tre mastelli di acqua fredda. Lo si immergeva nel primo ed egli riscaldava l
’acqua contenutavi in tal modo che questa dirompeva spezzando il contenitore
di legno ed i cerchi che lo cingevano proprio come succede quando si
schiaccia il guscio di una noce. Nel secondo mastello l’acqua formava delle
bolle grandi come una mano. Nel terzo infine c’era ancora un calore così
alto che alcuni lo sopportavano ma altri sicuramente no.” Anche per i
Guerrieri scandinavi il calore poteva essere un problema, al punto tale che
un eccesso di esso poteva ucciderli.

In ultimo una piccola nota sugli Svinfylking, gli Uomini-Cinghiale (dal
norreno svin=cinghiale), dei quali pochissimo si sa se non che erano abili
nei travestimenti, combattevano in gruppo con la disposizione a "Testa di
Cinghiale" particolare formazione a cuneo che permetteva loro di insinuarsi
meglio e di aprire il fronte nemico. I due primi Svinfylking che componevano
la testa del gruppo erano chiamati "Rani", cioè "musi" ed erano i due
migliori combattenti d’ascia.


Concludiamo con un piccolo scritto tratto dallo “Sciamanesimo boreale”
scritto da Davide Melzi, ritenendo che in queste poche frasi, ci siano le
parole per un’adatta conclusione dei nostri scritti.

“La ricerca delle risposte ultime dell’esistenza, o di chi posa aiutare il
cercatore a trovare queste risposte, è una cosa che può essere fatta solo
personalmente e che richiede un coinvolgimento totale.

Sono cose che sicuramente non si ottengono dai libri, o seguendo qualcuno
dei falsi maestri e dei ciarlatani che trovano nella confusione
intellettuale e spirituale dei nostri tempi un terreno fertile per i loro
inganni. La Via verso la Verità è invece qualcosa che va percorso giorno per
giorno, istante per istante, ………. è una pratica continua che non lascia da
parte le cose più umili e apparentemente banali della vita; è un cammino
lungo il quale può capitare di dover lasciare da parte le cose a cui eravamo
più legati, e di doverci disfare delle nostre illusioni più preziose e
piacevoli.

Lo Sciamano è l’uomo che ha percorso questa strada ed è arrivato alla
conclusione della sua Via.”
La divinità principale del pantheon nordico è Odino-Wotan. Egli è
considerato il primo degli Asen ed è, nel culto vikingo, il Padre di tutti
gli Dèi.

Comprendere la figura sciamanica di Odino è un’impresa non facile.

Il primo passo da compiere consiste nell’analizzare la radice del suo nome
che ci permette già di dare una traccia importante a questa figura, a volte
controversa persino per il popolo vikingo.





La parola Wotan ha la sua radice in WAT e sta ad indicare la "furia divina",
quella furia che venne facilmente (e abilmente) interpretata dai
colonizzatori cristiani come ferocia e spietatezza in combattimento da parte
dei guerrieri vikinghi.

L’indubbio ardore con il quale essi combattevano e ancora di più le comunità
odiniche dei Berserker (Uomini-Orso) e Ulfedhnar (Uomini-Lupo), lasciarono
una traccia indelebile nella memoria umana.

Ma il furore a cui si riferisce la radice Wat è di ben altro tipo.

Essa indica infatti l’essere sì fuori di sé, ma in una dimensione sovrumana,
nella quale si è in grado di trasformarsi (elemento sciamanico) attingendo
così ai doni della saggezza, della virtù profetica e poetica (Odino è anche
definito il Possente Poeta). Vi è infine una sorta di invulnerabilità,
elemento questo proprio dei temibili Berserkir e Ulfedhnar.

L’elemento sciamanico, quindi, appare già nella radice del nome di
Odino-Wotan ed è importante sottolineare come tutta la nostra Tradizione si
basi proprio su questo elemento.

Odino-Wotan appare nella Snorra Edda come Grande Triade: Har, Iafhnar e
Thridhi cioè l’Alto, l’Altissimo e il Terzo.

Nell’antico tempio di Uppsala (in Svezia), Wotan veniva affiancato al dio
del Tuono Thor e al dio Freyr, connesso quest’ultimo ad ogni tipo di
fertilità. Freyr veniva rappresentato all’interno del tempio con un fallo
enorme, ad indicarne la sua funzione procreatrice.

Non esistendo per gli antichi una distinzione tra sacro e profano, il corpo
(sesso compreso) non era vissuto in modo conflittuale, bensì come
manifestazione provvisoria dello spirito, quindi andava curato e utilizzato,
senza disdegnare le piacevolezze della vita.

Il peccato, il senso di colpa e il castigo eterno erano concetti sconosciuti
e si dava invece grande importanza all’essenza dell’essere umano e alla sua
collocazione all’interno dell’universo.

Thor e Freyr, o per altre tribù, Tyr e Njodhr, rappresentavano
sostanzialmente i due aspetti che completano l’elemento principale, vale a
dire la Forza e la Fertilità che affiancano l’aspetto Sovrano.

Prova ne è il fatto che tra gli epiteti di Odino troviamo nomi come Thundr
che significa Tuono la cui radice TH non è solo l’inizio di Thor, ma è anche
la radice della terza Runa, Thurisaz, che si distingue sia per il suo potere
di offesa che per quello di difesa. Thor è infatti il Campione degli Dèi e
degli uomini, il nemico giurato delle forze telluriche.

Altro appellativo di Odino è Veratyr la cui traduzione è Dio degli uomini.

Tyr è infatti il dio della vittoria e dell’arbitrato, colui al quale si
appellano gli uomini per le contese e non può passare inosservato che
durante il Thing (l’assemblea), era uso conficcare nel terreno una lancia
(arma di Odino) a punta in su in mezzo al cerchio del ritrovo, ad indicarne
la protezione giuridica richiesta e offerta dal dio.

Odino è il Padre di tutti gli Dèi (egli rimane il capo supremo anche quando
Asen e Vanen stabiliscono la tregua alla loro Guerra) .e i suoi quarantadue
soprannomi svelano spesso aspetti importanti della sua natura sciamanica:
Dio delle Rune, degli Impiccati (che ricordano il sacrificio sull’
Yggdrasil), Mascherato, Assai sapiente, Mutevole, Colui che ha l’occhio
fiammeggiante, Incappucciato. Egli è inoltre il Dio della Parola, della
Poesia, della Magia nelle sue forme più complesse e della Guerra. E’ il Dio
del Fardello, di colui cioè che tutto conosce sopportando così i dolori del
mondo.

E’ il dio che insegna agli uomini e allo stesso momento è il loro modello
soprattutto per i re e i condottieri.
MaurodiArcisate
2004-07-27 05:55:53 UTC
Permalink
Post by artamano
Esso è probabilmente la Pratica spirituale più antica
attraverso la quale l'uomo ha stabilito un contatto
con il divino e portato il Sacro nella quotidianità.
per fare questo dovresti distinguere
cosa e' sciamanesimo
da cosa sciamanesimo non e'.

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