Maab
2008-09-19 08:05:55 UTC
Il 18 Agosto del 1945 moriva mio fratello Umberto: un camion guidato da un
polacco ubriaco,un "cosiddetto" alleato,ha reciso la giovane vita in un
caldo pomeriggio d'estate,un'estate che segnava la fine della seconda guerra
mondiale che per noi,famigliola di quattro persone ,significava il ritorno a
casa,con tutte le difficoltà legate alla sopravvivenza.
Quel giorno mia madre ,verso le due del pomeriggio,chiamò mio fratello e gli
disse di lavare i piatti , di non uscire di casa e di badare a me che avevo
sei anni:lei doveva recarsi da mio zio che abitava al Paese Alto per cercare
di comperare qualcosa al mercato nero.
Ricordo perfettamente che mio fratello si sbrigò a fare i piatti poi mi
prese per mano e mi disse:"adesso scendiamo a giocare a palla".
Anche se, da bambina assennata quale ero,ho cercato di dissuaderlo,ero ben
felice di seguirlo, perché mi divertivo con lui e mi sentivo protetta :di
solito mi prendeva per mano e non mi mollava mai,se non quando eravamo
fermi.
Arrivati in strada ,la Nazionale ieri come oggi, c'incontrammo con alcuni
amici e cominciarono a giocare con una palla di cenci,visto che,all'epoca ,
il traffico era quasi inesistente.
Ad un certo momento ,dopo un calcio ben assestato,la palla finisce dall'
altra parte della strada e mio fratello si accinge ad attraversare ,io
faccio per seguirlo ma egli me lo impedisce dicendo :"torno subito"e va a
riprendere la palla : Da un balcone prospiciente la strada un signore fa una
raccomandazione ad Umberto che ha raggiunto il marciapiede opposto:"Stai
vicino al muro perché vedo arrivare un camion che va a zig-zag".Mio fratello
ubbidisce ,poi tutto precipita:il camion è già lì ,per un attimo punta in
direzione del gruppetto più numeroso dov'ero anch'io,poi all'improvviso
scarta,dirigendosi verso la parte sinistra rispetto alla direzione di marcia
e prende in pieno ,sul marciapiede,mio fratello .sollevandolo in aria e
facendolo ricadere violentemente a terra dove è rimasto immobile.per sempre.
Nella confusione del momento,nello stupore di bimba innocente mi rimbalza
all'orecchio una frase::" E' morto".
Immediatamente mi rendo conto che devo avvertire mia madre:Insieme ad una
ragazzina ,poco più grande di me ,corro senza fermarmi su per la costa che
porta a casa di mio zio,entro in casa ,senza fiato e pronuncio una frase
terribile per chi mi ascoltava,ma è l'unica che riesco a formulare ,forse
non capendo fino in fondo la tragedia che sto annunciando:" Ma' Bertì è
morto".
Mia madre racconterà ,in seguito,che ha sperato fortemente che mi
sbagliassi,si è precipitata fuori di corsa ,divorando la discesa,fino a
quando ,giunta in prossimità del luogo dell'incidente,non è stata fermata da
quattro uomini che l'hanno sollevata di peso e portata all'interno di una
casa.Qui lei ha realizzato che mio fratello era morto ed ha cominciato ad
urlare,ad urlare, ad urlare..Contemporaneamente mio padre stava tornando
,avvertito anche lui,dal luogo del lavoro urlando il suo dolore..
Io,bimba di sei anni, cercavo una mano che mi proteggesse da quell'
orrore:nessuno badava a me ,la mano di mio fratello che mi aveva lasciato
con una promessa non mantenuta:"torno subito".
Mia madre ,sicuramente a livello inconscio,non mi ha mai perdonata e non mi
mai più dato un bacio o accennato ad una carezza;ma questa è un'altra
storia.
Mio fratello aveva dodici anni.
Questa è una storia vera!
Se il ragazzo avesse obbedito non sarebbe morto?
O come si diceva in un altro thraed,noi siamo strutturati in modo tale che
non possiamo agire diversamente da come agiamo?
polacco ubriaco,un "cosiddetto" alleato,ha reciso la giovane vita in un
caldo pomeriggio d'estate,un'estate che segnava la fine della seconda guerra
mondiale che per noi,famigliola di quattro persone ,significava il ritorno a
casa,con tutte le difficoltà legate alla sopravvivenza.
Quel giorno mia madre ,verso le due del pomeriggio,chiamò mio fratello e gli
disse di lavare i piatti , di non uscire di casa e di badare a me che avevo
sei anni:lei doveva recarsi da mio zio che abitava al Paese Alto per cercare
di comperare qualcosa al mercato nero.
Ricordo perfettamente che mio fratello si sbrigò a fare i piatti poi mi
prese per mano e mi disse:"adesso scendiamo a giocare a palla".
Anche se, da bambina assennata quale ero,ho cercato di dissuaderlo,ero ben
felice di seguirlo, perché mi divertivo con lui e mi sentivo protetta :di
solito mi prendeva per mano e non mi mollava mai,se non quando eravamo
fermi.
Arrivati in strada ,la Nazionale ieri come oggi, c'incontrammo con alcuni
amici e cominciarono a giocare con una palla di cenci,visto che,all'epoca ,
il traffico era quasi inesistente.
Ad un certo momento ,dopo un calcio ben assestato,la palla finisce dall'
altra parte della strada e mio fratello si accinge ad attraversare ,io
faccio per seguirlo ma egli me lo impedisce dicendo :"torno subito"e va a
riprendere la palla : Da un balcone prospiciente la strada un signore fa una
raccomandazione ad Umberto che ha raggiunto il marciapiede opposto:"Stai
vicino al muro perché vedo arrivare un camion che va a zig-zag".Mio fratello
ubbidisce ,poi tutto precipita:il camion è già lì ,per un attimo punta in
direzione del gruppetto più numeroso dov'ero anch'io,poi all'improvviso
scarta,dirigendosi verso la parte sinistra rispetto alla direzione di marcia
e prende in pieno ,sul marciapiede,mio fratello .sollevandolo in aria e
facendolo ricadere violentemente a terra dove è rimasto immobile.per sempre.
Nella confusione del momento,nello stupore di bimba innocente mi rimbalza
all'orecchio una frase::" E' morto".
Immediatamente mi rendo conto che devo avvertire mia madre:Insieme ad una
ragazzina ,poco più grande di me ,corro senza fermarmi su per la costa che
porta a casa di mio zio,entro in casa ,senza fiato e pronuncio una frase
terribile per chi mi ascoltava,ma è l'unica che riesco a formulare ,forse
non capendo fino in fondo la tragedia che sto annunciando:" Ma' Bertì è
morto".
Mia madre racconterà ,in seguito,che ha sperato fortemente che mi
sbagliassi,si è precipitata fuori di corsa ,divorando la discesa,fino a
quando ,giunta in prossimità del luogo dell'incidente,non è stata fermata da
quattro uomini che l'hanno sollevata di peso e portata all'interno di una
casa.Qui lei ha realizzato che mio fratello era morto ed ha cominciato ad
urlare,ad urlare, ad urlare..Contemporaneamente mio padre stava tornando
,avvertito anche lui,dal luogo del lavoro urlando il suo dolore..
Io,bimba di sei anni, cercavo una mano che mi proteggesse da quell'
orrore:nessuno badava a me ,la mano di mio fratello che mi aveva lasciato
con una promessa non mantenuta:"torno subito".
Mia madre ,sicuramente a livello inconscio,non mi ha mai perdonata e non mi
mai più dato un bacio o accennato ad una carezza;ma questa è un'altra
storia.
Mio fratello aveva dodici anni.
Questa è una storia vera!
Se il ragazzo avesse obbedito non sarebbe morto?
O come si diceva in un altro thraed,noi siamo strutturati in modo tale che
non possiamo agire diversamente da come agiamo?
--
Saluti
°Maab°
Saluti
°Maab°