FF68
2008-01-10 20:55:02 UTC
LA LEGGE SULLABORTO È FONDATA SU UNA TRUFFA
I dati forniti negli anni settanta, con cui gli italiani furono
convinti a votare a favore, erano gonfiati. Veri invece i 4 milioni e
500 mila bambini morti da allora...
di ANTONIO SOCCI
Secondo Marco Pannella erano "un milione o un milione e mezzo" gli
aborti clandestini che si facevano prima della legge 194 (tg5, venerdì
sera). Con tante donne vittime. Per questo si è voluto l'aborto legale
e assistito. Premesso che è un argomento per me insensato perché anche
gli omicidi sono migliaia, ma nessuno propone di "risolvere" il
problema legalizzando l'omicidio, bisogna capire, una volta per tutte,
se quel dato è vero o falso. Intanto le cifre erano visibilmente
sparate a caso.
Per esempio secondo la proposta di legalizzazione fatta dal Psi al
Senato nel 1971 erano ogni anno dai 2 ai 3 milioni gli aborti
clandestini con circa 20 mila donne morte (nell'analogo progetto
presentato alla Camera le morti lievitavano inspiegabilmente a 25 mila)
Sui giornali le cifre oscillavano in modo abnorme: il "Corriere della
sera" del 10 settembre 1976 per esempio dava da 1,5 a 3 milioni di
aborti clandestini l'anno. E "Il Giorno" del 7 settembre 1972 da 3 a 4
milioni l'anno. In sostanza si davano i numeri (da 1,5 a 4 milioni),
del tutto incontrollati e mai provati.
Ma questa ossessiva campagna produsse la sensazione dell'emergenza
nazionale e fece passare la legge 194.
GLI ACCERTAMENTI
Eppure bastava qualche piccolo accertamento per scoprire la verità.
Secondo calcoli fatti da statistici ipotizzando 3 (o addirittura 4)
milioni di aborti clandestini l'anno ne derivava un tasso medio di
abortività in base al quale - alla fine - "tutte le donne italiane
avrebbero praticato nella loro vita almeno 8 aborti procurati
clandestini" (Palmaro). Uno scenario ovviamente assurdo. Che i
"milioni di aborti clandestini" ogni anno fossero un argomento
totalmente infondato, è provato, in modo indiscutibile, oggi, dai dati
ufficiali sugli aborti legali in Italia, fermi attorno ai 130 mila
l'anno (dal 1978 hanno raggiunto al massimo la cifra di 240 mila
all'anno, ma attestandosi subito molto al di sotto dei 200 mila).
Se questo è il numero delle donne che interrompono la gravidanza oggi
che l'aborto è facile, legale e assistito, in qualunque ospedale, e
addirittura propagandato, è ovvio che dovevano essere un numero molto
inferiore a praticarlo quando era illegale, si rischiava il carcere,
la faccia e la pelle, ed era difficile trovare le "mammane" che lo
praticassero.
Ma passiamo al cuore del problema. L'aborto clandestino - dicevano -
provocava ogni anno in Italia la morte di 25 mila donne. Per questo fu
reso legale e assistito. Ma era vero quel dato? No, era del tutto
assurdo. E ci voleva poco a capirlo. Dall'Annuario Statistico del 1974
risulta infatti che le donne in età feconda (cioè dai 15 ai 45 anni)
decedute nell'anno 1972, cioè prima della legge 194, furono in tutto
15.116. Già il fatto che le morti totali siano la metà delle presunte
morti per aborto parla chiaro. Ma poi si scopre che di quelle 15 mila
solo 409 risultavano morte di gravidanza o parto.
Naturalmente fra tutte le morti "per gravidanza o parto" quelle dovute
ad aborto clandestino erano una piccola parte:qualche decina ogni anno.
Una cifra certo triste (umanamente anche una singola morte è una
tragedia), ma non una emergenza nazionale. Erano molto più rilevanti,
per capirci, le altre cause di decesso delle donne come le morti per
parto, per infortuni domestici, per incidenti o per omicidio. Le cifre
che abbiamo visto per l'anno 1972 risultano costanti. Infatti nel 1969
le donne morte in età fertile per complicazioni da gravidanza, parto e
puerperio furono in totale 550 (Annuario statistico italiano, 1971);
481 nel 1970 (Annuario 1972); 460 nel 1971 (Annuario 1973); 370 nel
1973 (Annuario 1975).
E ogni anno le vittime dell'aborto clandestino erano poche unità.
Conclusione: le cifre sparate dalla propaganda abortista (25 mila donne
morte) che hanno portato alla legalizzazione dell'aborto erano del
tutto infondate. Erano balle. Lo conferma il fatto che dall'entrata in
vigore della legge 194 la mortalità delle donne in età feconda, non ha
avuto alcuna significativa diminuzione statistica improvvisa, quindi la
194 non ha modificato alcunché. "Ciononostante", scriveva Roberto
Algranati su Liberal "anche in epoca recente, l'onorevole Pannella ha
riaffermato il vecchio luogo comune secondo il quale la legge sull'
aborto avrebbe salvato la vita a centinaia di migliaia di donne".
In realtà non ha portato neanche alla sparizione dell'aborto
clandestino. Infatti sull' "Espresso" del 10 novembre 2005, Chiara
Valentini scrive che la relazione del ministro della Salute nell'anno
2005 stima circa in 20 mila gli aborti clandestini. E la stessa cifra
è ribadita dal demografo Massimo Livi Bacci. Dunque la 194 è
clamorosamente fallita: non ha estirpato neanche la piaga della
clandestinità. E lo stesso fenomeno è accaduto in Gran Bretagna, nei
Paesi Scandinavi, in Germania, Giappone, Russia Polonia, Romania e via
dicendo.
Ma se la 194 non ha cancellato l'aborto clandestino - a 30 anni dalla
sua approvazione - cos'ha prodotto? Rendere legale, facile, assistito
e gratuito l'aborto può solo banalizzarlo e moltiplicarlo. E così è
stato. Da 20-30 mila clandestini a 150-200 mila legali. Due ricercatori
dell'Università di Trento, Erminio Guis e Donatella Cavanna
("Maternità negata", Milano 1988) hanno scoperto che il 32 per cento
delle donne che hanno abortito non l'avrebbe fatto se non ci fosse
stata la legge 194 a permetterlo.
Quindi migliaia di aborti che - in mancanza della 194 - sarebbero stati
evitati. "Risultati del tutto analoghi" aggiunge Mario Palmaro "sono
stati condotti in Francia. Il significato di questi dati è evidente:
la legge incide in modo decisivo sui comportamenti". È vero che c'è
stata una relativa diminuzione degli aborti legali dal 1978 ad oggi,
ma intanto bisogna considerare la diffusione di abortivi chimici.
In secondo luogo il fenomeno è tutto italiano ed è dovuto a una forte
sensibilizzazione sui temi della vita fatta dalla Chiesa italiana
(basti dire che i Centri di aiuto alla vita, anche concretamente, hanno
salvato circa 80 mila bambini e altrettante mamme). Infatti negli altri
Paesi europei, come Francia e Inghilterra, dove la presenza cattolica
(e la cultura della vita) è irrilevante, gli aborti legali non sono in
discesa, ma semmai in salita. Infine 30 anni fa si costruì un'
assordante campagna sulle "morti per aborto clandestino", ma perché
oggi non si parla delle morti per aborto praticato legalmente e
assistito?
Perché tanto silenzio sulle morti che hanno fatto clamore in America
in relazione alla pillola abortiva (New York Times, 23.11.2005)?
La sorte delle donne non interessa più?
IL SILENZIO
La dottoressa Kustermann, dall'insospettabile pulpito di Micromega
(7/05), fa sapere che "con la Ru486 c'è anche il dolore fisico, che
almeno con l'aborto chirurgico non c'è". Poi ha svelato quanto sia
devastante anche l'aborto chirurgico legale che presenta "un rischio
del 4 per cento di complicazioni più o meno gravi, che vanno dalla
necessità di ripetere l'intervento, all'emorragia, alla perforazione
dell'utero, all'infezione dell'utero che si manifesta nei giorni
seguenti con febbre alta e dolori intensi. Quindi... permangono dei
rischi che possono determinare anche conseguenze di lungo periodo per
la donna: per esempio un'infezione grave o una perforazione uterina"
che "può determinare una sterilità permanente".
La Kustermann aggiunge che "non c'è quasi nessun aborto che sia per
sempre indolore". Il dolore psichico è evidente in tante donne che
hanno vissuto questo trauma. Ma, avverte la Kustermann, anche per le
donne che "riescono a superare l'evento indenni", dal punto di vista
psicologico, "l'aborto può essere un fattore di rischio nel momento in
cui intervengono depressioni legate al desiderio di maternità
irrealizzato nel corso della vita". Insomma, aver presentato l'aborto
come una conquista civile ha messo gravemente in ombra le conseguenze
cui va incontro la donna.
E ha spazzato via 4 milioni e 500 mila bambini. Un orrore.
www.antoniosocci.it
LIBERO 6 gennaio 2008
I dati forniti negli anni settanta, con cui gli italiani furono
convinti a votare a favore, erano gonfiati. Veri invece i 4 milioni e
500 mila bambini morti da allora...
di ANTONIO SOCCI
Secondo Marco Pannella erano "un milione o un milione e mezzo" gli
aborti clandestini che si facevano prima della legge 194 (tg5, venerdì
sera). Con tante donne vittime. Per questo si è voluto l'aborto legale
e assistito. Premesso che è un argomento per me insensato perché anche
gli omicidi sono migliaia, ma nessuno propone di "risolvere" il
problema legalizzando l'omicidio, bisogna capire, una volta per tutte,
se quel dato è vero o falso. Intanto le cifre erano visibilmente
sparate a caso.
Per esempio secondo la proposta di legalizzazione fatta dal Psi al
Senato nel 1971 erano ogni anno dai 2 ai 3 milioni gli aborti
clandestini con circa 20 mila donne morte (nell'analogo progetto
presentato alla Camera le morti lievitavano inspiegabilmente a 25 mila)
Sui giornali le cifre oscillavano in modo abnorme: il "Corriere della
sera" del 10 settembre 1976 per esempio dava da 1,5 a 3 milioni di
aborti clandestini l'anno. E "Il Giorno" del 7 settembre 1972 da 3 a 4
milioni l'anno. In sostanza si davano i numeri (da 1,5 a 4 milioni),
del tutto incontrollati e mai provati.
Ma questa ossessiva campagna produsse la sensazione dell'emergenza
nazionale e fece passare la legge 194.
GLI ACCERTAMENTI
Eppure bastava qualche piccolo accertamento per scoprire la verità.
Secondo calcoli fatti da statistici ipotizzando 3 (o addirittura 4)
milioni di aborti clandestini l'anno ne derivava un tasso medio di
abortività in base al quale - alla fine - "tutte le donne italiane
avrebbero praticato nella loro vita almeno 8 aborti procurati
clandestini" (Palmaro). Uno scenario ovviamente assurdo. Che i
"milioni di aborti clandestini" ogni anno fossero un argomento
totalmente infondato, è provato, in modo indiscutibile, oggi, dai dati
ufficiali sugli aborti legali in Italia, fermi attorno ai 130 mila
l'anno (dal 1978 hanno raggiunto al massimo la cifra di 240 mila
all'anno, ma attestandosi subito molto al di sotto dei 200 mila).
Se questo è il numero delle donne che interrompono la gravidanza oggi
che l'aborto è facile, legale e assistito, in qualunque ospedale, e
addirittura propagandato, è ovvio che dovevano essere un numero molto
inferiore a praticarlo quando era illegale, si rischiava il carcere,
la faccia e la pelle, ed era difficile trovare le "mammane" che lo
praticassero.
Ma passiamo al cuore del problema. L'aborto clandestino - dicevano -
provocava ogni anno in Italia la morte di 25 mila donne. Per questo fu
reso legale e assistito. Ma era vero quel dato? No, era del tutto
assurdo. E ci voleva poco a capirlo. Dall'Annuario Statistico del 1974
risulta infatti che le donne in età feconda (cioè dai 15 ai 45 anni)
decedute nell'anno 1972, cioè prima della legge 194, furono in tutto
15.116. Già il fatto che le morti totali siano la metà delle presunte
morti per aborto parla chiaro. Ma poi si scopre che di quelle 15 mila
solo 409 risultavano morte di gravidanza o parto.
Naturalmente fra tutte le morti "per gravidanza o parto" quelle dovute
ad aborto clandestino erano una piccola parte:qualche decina ogni anno.
Una cifra certo triste (umanamente anche una singola morte è una
tragedia), ma non una emergenza nazionale. Erano molto più rilevanti,
per capirci, le altre cause di decesso delle donne come le morti per
parto, per infortuni domestici, per incidenti o per omicidio. Le cifre
che abbiamo visto per l'anno 1972 risultano costanti. Infatti nel 1969
le donne morte in età fertile per complicazioni da gravidanza, parto e
puerperio furono in totale 550 (Annuario statistico italiano, 1971);
481 nel 1970 (Annuario 1972); 460 nel 1971 (Annuario 1973); 370 nel
1973 (Annuario 1975).
E ogni anno le vittime dell'aborto clandestino erano poche unità.
Conclusione: le cifre sparate dalla propaganda abortista (25 mila donne
morte) che hanno portato alla legalizzazione dell'aborto erano del
tutto infondate. Erano balle. Lo conferma il fatto che dall'entrata in
vigore della legge 194 la mortalità delle donne in età feconda, non ha
avuto alcuna significativa diminuzione statistica improvvisa, quindi la
194 non ha modificato alcunché. "Ciononostante", scriveva Roberto
Algranati su Liberal "anche in epoca recente, l'onorevole Pannella ha
riaffermato il vecchio luogo comune secondo il quale la legge sull'
aborto avrebbe salvato la vita a centinaia di migliaia di donne".
In realtà non ha portato neanche alla sparizione dell'aborto
clandestino. Infatti sull' "Espresso" del 10 novembre 2005, Chiara
Valentini scrive che la relazione del ministro della Salute nell'anno
2005 stima circa in 20 mila gli aborti clandestini. E la stessa cifra
è ribadita dal demografo Massimo Livi Bacci. Dunque la 194 è
clamorosamente fallita: non ha estirpato neanche la piaga della
clandestinità. E lo stesso fenomeno è accaduto in Gran Bretagna, nei
Paesi Scandinavi, in Germania, Giappone, Russia Polonia, Romania e via
dicendo.
Ma se la 194 non ha cancellato l'aborto clandestino - a 30 anni dalla
sua approvazione - cos'ha prodotto? Rendere legale, facile, assistito
e gratuito l'aborto può solo banalizzarlo e moltiplicarlo. E così è
stato. Da 20-30 mila clandestini a 150-200 mila legali. Due ricercatori
dell'Università di Trento, Erminio Guis e Donatella Cavanna
("Maternità negata", Milano 1988) hanno scoperto che il 32 per cento
delle donne che hanno abortito non l'avrebbe fatto se non ci fosse
stata la legge 194 a permetterlo.
Quindi migliaia di aborti che - in mancanza della 194 - sarebbero stati
evitati. "Risultati del tutto analoghi" aggiunge Mario Palmaro "sono
stati condotti in Francia. Il significato di questi dati è evidente:
la legge incide in modo decisivo sui comportamenti". È vero che c'è
stata una relativa diminuzione degli aborti legali dal 1978 ad oggi,
ma intanto bisogna considerare la diffusione di abortivi chimici.
In secondo luogo il fenomeno è tutto italiano ed è dovuto a una forte
sensibilizzazione sui temi della vita fatta dalla Chiesa italiana
(basti dire che i Centri di aiuto alla vita, anche concretamente, hanno
salvato circa 80 mila bambini e altrettante mamme). Infatti negli altri
Paesi europei, come Francia e Inghilterra, dove la presenza cattolica
(e la cultura della vita) è irrilevante, gli aborti legali non sono in
discesa, ma semmai in salita. Infine 30 anni fa si costruì un'
assordante campagna sulle "morti per aborto clandestino", ma perché
oggi non si parla delle morti per aborto praticato legalmente e
assistito?
Perché tanto silenzio sulle morti che hanno fatto clamore in America
in relazione alla pillola abortiva (New York Times, 23.11.2005)?
La sorte delle donne non interessa più?
IL SILENZIO
La dottoressa Kustermann, dall'insospettabile pulpito di Micromega
(7/05), fa sapere che "con la Ru486 c'è anche il dolore fisico, che
almeno con l'aborto chirurgico non c'è". Poi ha svelato quanto sia
devastante anche l'aborto chirurgico legale che presenta "un rischio
del 4 per cento di complicazioni più o meno gravi, che vanno dalla
necessità di ripetere l'intervento, all'emorragia, alla perforazione
dell'utero, all'infezione dell'utero che si manifesta nei giorni
seguenti con febbre alta e dolori intensi. Quindi... permangono dei
rischi che possono determinare anche conseguenze di lungo periodo per
la donna: per esempio un'infezione grave o una perforazione uterina"
che "può determinare una sterilità permanente".
La Kustermann aggiunge che "non c'è quasi nessun aborto che sia per
sempre indolore". Il dolore psichico è evidente in tante donne che
hanno vissuto questo trauma. Ma, avverte la Kustermann, anche per le
donne che "riescono a superare l'evento indenni", dal punto di vista
psicologico, "l'aborto può essere un fattore di rischio nel momento in
cui intervengono depressioni legate al desiderio di maternità
irrealizzato nel corso della vita". Insomma, aver presentato l'aborto
come una conquista civile ha messo gravemente in ombra le conseguenze
cui va incontro la donna.
E ha spazzato via 4 milioni e 500 mila bambini. Un orrore.
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